L’Ecomuseo Egea presente alla celebrazione in onore delle vittime delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata
Lo scorso 10 febbraio 2025, una delegazione dell’Ecomuseo Egea ha partecipato alla solenne commemorazione del “Giorno del Ricordo”, che si è svolta presso il Palazzo del Quirinale. La cerimonia, presieduta dalle più alte cariche dello Stato, ha visto alternarsi momenti di profonda commozione a riflessioni sull’importanza di tramandare la memoria di una tragedia che ha segnato profondamente la storia del nostro Paese.
Tra i presenti, in rappresentanza del Comune di Alghero, il Sindaco Raimondo Cacciotto, a testimonianza del forte legame che unisce la città di Alghero a Fertilia e alle tematiche legate alla storia del confine orientale.
Particolarmente toccante è stato l’intervento del Comandante Giulio Marongiu, che ha rievocato la propria storia e l’aver esorcizzato le atrocità subite attraverso un viaggio epico che è diventato prima un libro e poi il film Rotta 203° – Rotta alla terra dei Padri. Un altro momento di grande pathos durante il saluto portato da Egea Haffner, testimonianza diretta delle sofferenze patite dagli esuli a cui è intitolato il nostro museo. Le loro parole sono un grande contribuito a mantenere viva la fiamma del ricordo, un dovere morale verso le vittime e un monito costante per le nuove generazioni.
Un legame, quello tra l’Ecomuseo Egea di Fertilia e la città di Alghero, sancito anche dalla cittadinanza onoraria conferita alla Sig.ra Egea Haffner, diventata simbolo universale dell’esodo giuliano-dalmata anche per l’immagine iconica de “la bambina con la valigia”. Proprio nel museo è conservata una copia originale della fotografia che la ritrae bambina, con la valigia in mano.
Come ha dichiarato il Direttore dell’Ecomuseo Egea, Mauro Manca, “La partecipazione alla celebrazione tenutasi al Quirinale per il Giorno del Ricordo rappresenta un’occasione preziosa per rinnovare il nostro impegno nella promozione di una cultura della memoria condivisa, basata sul rispetto della verità storica e sulla volontà di costruire un futuro di pace e convivenza“.
Estratto degli interventi di Giulio ed Egea:
Testo del discorso del Comandante Giulio Marongiu:
Sono partito che avevo 8 anni. Mio padre era un finanziare sardo che lavorava all’arsenale di Pola. Mia madre invece era nata a Pisino. Ci siamo imbarcati sulla Nave Toscana, che ci ha portati a Venezia. Abbiamo dormito nella Caserma Nazario Sauro. Dopo poche settimane siamo partiti per la Sardegna perché un giovane prete cercava di costruire una nuova Pola in una piccola città incompiuta, che si chiamava Fertilia.
Abbiamo vissuto per un periodo ad Alghero, nel vecchio ospedale, fino a che sono state completate le prime case a Fertilia e pian piano abbiamo ricostruito una vita. Non sono mai più tornato nella terra dove sono nato. Non avevo ragioni per farlo. Avevo cancellato i ricordi. La mia casa era a Fertilia, anche se il mio lavoro mi ha portato spesso in giro per l’Italia. Ma due anni fa, grazie a mio figlio Federico e a Mauro, ho deciso che era arrivato il momento di tornare in quella terra dove ero nato.
Siamo partiti da Alghero con la mia barca, KLIZIA. Una barca in legno, come quella che avevano usato i pescatori istriani che sono arrivati da Chioggia nel 1948. Abbiamo navigato per due mesi e mezzo, attraversando 800 miglia di mare. Per me è stato un viaggio difficile durante il quale nella mia mente rivedevo le immagini della mia infanzia. Pensavo alla gioventù vissuta a Fertilia, dove quando siamo arrivati non c’era niente, ma noi eravamo felici. Non sapevo cosa avrei trovato al mio arrivo a Pola. Ma quando ho visto l’Arena e l’Arsenale in cui lavorava mio padre, mi sono emozionato.
All’arrivo ho trovato i miei nipoti, Egea, Marisa e tante persone che sono venute ad accoglierci. Per la prima volta, dopo 77 anni, ho messo piede sulla stessa banchina da cui ero partito bambino con la mia famiglia. Ora, un po’ meno giovane, sono tornato con mio figlio e i miei nipoti. Ho chiuso un cerchio che era rimasto aperto per troppo tempo. Spero che questo viaggio sia di insegnamento per i giovani. Ciò che il passato ha diviso, con tanta sofferenza, noi dobbiamo riunirlo per chi verrà dopo di noi. Seguendo l’esempio che Lei, Presidente Mattarella, ci ha dato alla Foiba di Basovizza, in quella immagine che rimarrà un simbolo per tutti noi.